Viviamo un’epoca in cui la natura si sta ribellando alle scellerate politiche capitaliste e alla gestione statalista del territorio, che hanno contraddistinto la civiltà occidentale dal periodo post industriale: gli effetti degli estremi climatici (alluvioni, ondate di calore, siccità, etc.) sono ormai all’ordine del giorno in qualsiasi area del globo, la temperatura globale ha superato gli 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale e non sembra avere intenzione di diminuire e qualsiasi accenno a “decrescere” viene osteggiato perché nemico del progresso.
Le nostre vite si basano sullo schema produci-consuma-crepa e gli spazi e le persone che li attraversano sono solo merce di questo schema e non più soggetti attivi in grado di generare trasformazioni.
Come anarchici e libertari abbiamo due metodi che nel recente passato si sono dimostrati efficaci a contrastare con esempi concreti il pensiero dominante: l’ecologia sociale e il mutuo appoggio.
Con l’ecologia sociale si sancisce che il problema ecologico è strutturalmente connesso al sistema predatorio statal-capitalista, perché lo sfruttamento della natura così come quello dell’uomo sono frutto della medesima logica, e per eliminare gli inquinamenti derivanti dallo sfruttamento bisogna abbandonare la logica predatoria del capitalismo; il mutuo appoggio è proprio un esempio di come agire fuori dagli schemi statali e capitalistici e di come si potrebbe interagire con il territorio che ci ospita rispettandone le complesse dinamiche che in esso agiscono.
Attingendo dalle esperienze di numerose iniziative di solidarietà dal basso che sono sorte in risposta alle recenti emergenze, discuteremo – insieme a Selva Varengo, Vittorio Sergi e Alberto (Abo) Di Monte – di che cosa ci insegnano ecologia sociale e mutuo appoggio sulla possibilità di trasformare gli spazi urbani e naturali in cui viviamo, e di come possiamo incorporare questi principi nella nostra vita quotidiana.
Interventi #
Vittorio Sergi #
Mutuo appoggio nelle emergenze: una storia plurale, un futuro necessario
La crisi climatica è evidente ed ha investito in modo brutale alcuni territori italiani negli ultimi anni. In particolare il centro Italia è stato scosso negli ultimi 10 anni da una serie di “disastri” che intrecciano strettamente natura e società e mettono in discussione il quadro nel quale abbiamo pensato l’azione politica fino ad oggi: terremoti, pandemia, alluvioni. Le esperienze di mutuo appoggio nel campo delle emergenze sociali ed ambientali in Italia sono molte e diverse e recentemente stanno emergendo delle iniziative di coordinamento, delle proposte di formazione e dei tentativi di progettazione che puntano a migliorare la capacità di intervento e devono affrontare, insieme alla ricerca dei mezzi tecnici ed alle risorse economiche necessarie, anche nuovi problemi di natura culturale e politica. Il mio intervento propone una riflessione su questi temi dal punto di vista di un militante politico che ha attraversato diverse stagioni e che oggi ha maturato, a causa del luogo e del tempo in cui vive, una esperienza ed alcune idee da mettere a confronto in un dibattito orientato in senso libertario e rivoluzionario.
Selva Varengo #
In un contesto globale segnato da crisi ecologica, guerre e repressione, è facile farsi prendere dallo sconforto e ritirarsi nella propria sfera individuale. Eppure, proprio in questo scenario, immaginare altri modi di vivere insieme diventa un atto politico necessario. Il mio intervento vuole evidenziare come, per farlo, possiamo trovare ispirazione e strumenti nella teoria del mutuo appoggio di Pëtr Kropotkin, nell’ecologia sociale di Murray Bookchin, ma anche nelle riflessioni transfemministe, antispeciste e decoloniali e, più in generale, in una visione antigerarchica e libertaria per affrontare le sfide collettive, ribaltare l’esistente e costruire alternative concrete.
Alberto (Abo) Di Monte #
Quella dell’Associazione Proletaria Escursionisti non è “solo” una vicenda di sport popolare, i suoi archivi ci parlano di internazionalismo, accessibilità alle terre alte, pedagogia della montagna. L’alveo in cui vede i natali è quello del movimento cooperativo, del mutualismo conflittuale, del cameralismo e delle università popolari. Istituti diversi tra loro e precedenti alle grandi cinghie di trasmissione del successivo Novecento.
A cent’anni dall’esperienza dell’APE storica, l’arco alpino e la dorsale appenninica sono intaccati da fenomeni talvolta controintuitivi: estrattivismo e spopolamento, rimboschimento e riduzione della biodiversità, monocultura turistica e impennata delle superfici protette, folklorizzazione e fenomeni migratori. Nella cornice della crisi climatica e della proposta olimpica, specialmente a partire dalla condizione di cittadin*, è ancora possibile persistere nell’indicare e praticare una postura radicale nell’approccio alle discipline della montagna?