All’inizio del ‘900, femminismo e anarchismo hanno avuto una stretta relazione, al punto da generare una terza corrente politica e intellettuale, l’anarcofemminismo –o anarcafemminismo. Un secolo dopo, questa relazione è al tempo stesso più forte e più debole. Più forte perché i femminismi contemporanei hanno indubbiamente una componente libertaria, nei temi e nelle pratiche. Più debole perché questa relazione viene raramente esplicitata e, sia da parte anarchica che femminista, non del tutto esplorata. Nel femminismo, manca un’analisi dettagliata delle intersezioni storiche e teoriche con il movimento anarchico. Nell’anarchismo, manca una riflessione capillare sull’inclusione delle pratiche e critiche femministe. Eppure, una maggiore intersezione tra movimenti anarchici e femministi è oggi più urgente che mai. L’ecofemminismo mostra che la crisi climatica e conseguente catastrofe ecologica non sono imputabili solo a Stato e Capitale, ma anche un prodotto del patriarcato, la cui volontà di dominio sul mondo inizia con l’oppressione di genere e continua con quella di specie, e sulla natura. I movimenti LGBTQ+ e la teoria queer puntano il dito contro le forme di oppressione individuale, relazionale e sociale basate su genere e identità sessuale che ancora permangono nelle nostre società “egualitarie”. Un secolo fa, durante l’ascesa dei regimi totalitari, personalità come Emma Goldman, Voltairine De Clayre, He Zhen, Lucía Sánchez Saornil, Noe Ito mostravano l’importanza di stabilire alleanze tra anarchismo e femminismo. Oggi, siamo nuovamente nell’occhio del ciclone delle politiche d’odio dell’estrema destra, volte da un lato a rafforzare visioni autoritarie e gerarchiche delle identità e dei rapporti di genere, e dall’altro a distrarre dalla conseguenze disastrose della crisi del neoliberismo. È il momento di riprendere il dibattito, rendendo manifeste le intersezioni che già esistono, e impegnandosi a crearne di nuove. Che cosa significa parlare di anarcafemminismo negli anni 2020? Quali pratiche e teorizzazioni dell’anarchismo storico si ritrovano nei movimenti femministi contemporanei? Quali tematiche femministe possono ampliare l’orizzonte d’analisi e azione dell’anarchismo? Quali barriere esistono, e sono esistite, alla creazione di una più stretta alleanza -intellettuale e politica- tra anarchismo e femminismo? Quali luoghi o momenti d’incontro esistono, oggi, che possano facilitare questo dialogo?
Interventi #
Elia Arfini #
Il binarismo di genere come dispositivo di dominio: prospettive transfemministe
Il transfemminismo, nella sua declinazione intersezionale, mette in luce l’intreccio fra genere, sfruttamento economico e dispositivi coloniali, riconoscendo che il binarismo di genere è una forma primaria di organizzazione del dominio. Mostra come la violenza del binarismo si combini con altre forme di normalizzazione e suggerisce pratiche critiche che superano la semplice richiesta di inclusione.
Il contributo che vorrei presentare si propone di interrogare il transfemminismo queer senza assumerlo come teoria compiuta né come soggettività politica consolidata. Lo considero una composizione contingente di pratiche e strumenti critici in cui si intrecciano queer studies, movimenti trans e femminismi intersezionali.
Per aprire un confronto collettivo su un pensiero che, pur senza appellarsi esplicitamente all’anarchismo, ne condivide la tensione antigerarchica, l’attenzione per le forme di vita non normate e l’orientamento alla trasformazione radicale dei rapporti sociali, l’intervento presterà particolare attenzione al tema dell’abolizionismo di genere.
La prospettiva dell’abolizionismo di genere si presenta, innanzitutto, come promessa di liberazione: se il genere è un dispositivo di classificazione e subordinazione, abolirlo disattiva la griglia che distribuisce e organizza potere e desiderio; scioglie l’obbligo di “coerenza” fra corpo, nome e aspettative sociali; permette a soggettività e relazioni di emergere oltre il binarismo, allentando la presa normativa che vincola le esistenze alla dicotomia di genere e aprendo spazi innovativi di espressione.
Il genere, tuttavia, agisce non solo come dispositivo di diseguaglianza ma anche come strumento di espressione e di rivendicazione. Giustifica gerarchie, ma consente anche alle persone trans di nominarsi e ai femminismi di organizzarsi. È possibile trattare le categorie di genere come strumenti tattici e temporanei, senza che tornino a solidificarsi? E in che modo si potrebbero ricodificare diritti e servizi partendo da bisogni corporei, riproduttivi ed economici anziché da identità fisse?
Il carattere paradossale dell’abolizionismo può fungere non da limite ma da leva analitica, per interrogarsi sulle possibilità quanto sulle aporie di un transfemminismo orientato alla trasformazione delle gerarchie di genere e delle condizioni materiali che le sostengono.
Erica Lagalisse #
In difesa della ‘Bella Idea’
Nel suo libro Anarcoccultismo, Lagalisse analizza i rapporti tra rivoluzione, filosofia occulta panteistica e fraternità clandestine tra il Rinascimento e il XIX secolo. Prendere in considerazione l’anarchismo come oggetto storico permette a Lagalisse di sviluppare un’analisi anticoloniale del secolarismo anarchico e di presentarlo come una “teologia mistificata.”
Questa storia femminista intersezionale mostra come lo sviluppo delle teorie della sinistra e delle relative pratiche all’interno di sfere “pubbliche” maschili e clandestine abbiano storicamente influenzato le interpretazioni anarchiche del “politico” nel XXI secolo. In questi contesti l’oppressione maschile da parte dello Stato diventa il prototipo generale del potere. Di conseguenza, le lettrici e i lettori di Lagalisse si rendono conto di come il genere e la religione vengano “privatizzati” nella controcultura radicale – un processo storico questo in rapporto dialettico con la “privatizzazione” degli stessi elementi da parte del moderno Stato-nazione.
A BOAB Lagalisse presenta per la prima volta il suo saggio Discipline: The Epistolary Ethnography of June Thunderstorm [Disciplina: l’etnografia epistolare di June Thunderstorm]. Quest’opera recente sintetizza l’analisi storica precedente attraverso un’etnografia della produzione di sapere anarchico nel XXI secolo. Analizzando lo sviluppo e la promozione di Anarcoccultismo come caso etnografico – così come la forma ‘occulta’ di scrittura sotto il nome di June Thunderstorm – Lagalisse dimostra come redattori e editors di scritti anarchici abbiano limitato la qualità di questi testi fungendo da guardiani del sapere secondo modalità fortemente orientate dal genere.
Un laboratorio non-misto correlato, “Sul testimoniare femminista, il fascismo e la ‘cancel culture’”, si terrà il 10 settembre presso il Centro di Documentazione delle Donne.
Gruppo anarchico Germinal #
Non ci può essere anarchismo senza femminismo
Crediamo che il contributo teorico-pratico dei movimenti transfemministi e queer degli ultimi decenni, sia essenziale per tutti i movimenti che agiscono sul terreno della trasformazione sociale radicale dell’esistente. Crediamo che queste istanze e riflessioni – senza adesioni acritiche, così come senza preclusioni – debbano diventare parte integrante del nostro bagaglio. Ne siamo convinte perché pensiamo che un anarchismo che non sappia dare importanza alle questioni di genere sia un anarchismo monco. Ci sembra importante ribadire che riflessioni e pratiche vanno condivise e allargate, perché non sono una questione “delle compagne” né di alcuni gruppi “specializzati”. Riteniamo che l’anarchismo possa essere all’altezza delle sfide che questi nuovi movimenti ci pongono. Con la sua critica radicale alle strutture materiali della società che contribuiscono alla perpetuazione del patriarcato, l’anarchismo può essere una “casa” dove queste istanze trovano il loro spazio, al di fuori di ogni organizzazione autoritaria e verticistica. Si tratta di intessere relazioni e scambi sviluppando ambiti di lotta e conflitto. Ma prima ancora, si tratta di ricordare che il patriarcato innerva ogni realtà che ci circonda e pertanto ci riguarda tutte. Di conseguenza, non può esserci una reale rivoluzione che non sovverta le relazioni patriarcali. Non può esserci anarchismo senza femminismo.